La domanda che mi sono posto è semplice:
perché molte persone – me compreso – aprono un blog, ci scrivono, sprecano risorse e tempo e non guadagnano un centesimo?
Ho rivolto questa domanda ad alcuni amici e conoscenti e le risposte che ho avuto sono state più o meno le seguenti:
a) perché mi piace scrivere;
b) perché posso confrontare i miei pensieri con quelli di altre persone;
c) perché posso scrivere quello che voglio.
Queste risposte sono alquanto generiche e non mi hanno soddisfatto. Ho quindi cercato di scavare più in profondità per vedere se era possibile riuscire a trovare spiegazioni più convincenti. Ma andiamo con ordine, e cominciamo dall’inizio, brevemente. Da dove proviene il fenomeno blog?
1. Inizio ed etimologia
La parola “blog” di origine inglese, è una contrazione dei termini “web” e “log”. Suppongo che sappiate cosa significa web – è lo spazio di internet. Log è la registrazione in un file di eventi in successione cronologica.
Quindi i blog sono delle pagine internet dove vengono registrati, in ordine cronologico, testi (ma anche suoni, immagini, filmati). Ogni volta che un utente inserisce un testo (o commento) questo prende il nome di post.
Il software per creare blog è stato programmato nel 1999: il primo blog si chiamava blogger (http://www.blogger.com) e fu creato a San Francisco dalla Pyra Labs. In seguito la società venne acquistata da Google.
Il fenomeno dei blog si è andato sviluppando in Italia a partire dal 2002. In pochi anni sono cresciuti i bloggers e i siti che offrivano la creazione di blog gratuiti.
2. Tipologie di blog
Dopo varie navigazioni in internet sono giunto ad elaborare una tipologia che raggruppa varie forme di blog. In breve ecco una tassonomia:
a) blog personali.
Possono essere di sfogo, equiparabili ad un livello zero di scrittura – si scrive ciò che si pensa senza porre censure di alcun genere. Per la loro carica istintuale e aggressiva possono essere equiparati alle scritte sui muri.
Nei blog personali rientrano anche quelli che potremmo definire come diari personali: fatti, pensieri, emozioni che ci capitano durante la giornata e che decidiamo di rendere pubblici. Implicano un livello di scrittura più complesso, non sempre vengono scritti di getto come i blog personali di sfogo.
b) blog di commento o di opinione.
Un particolare fatto o evento (sentito da amici o dai media tradizionali di comunicazione) viene commentato dal blogger che dice la sua riguardo questo o quel tema di discussione.
c) blog di segnalazione.
In riferimento ad un preciso argomento vengono riportati link ad altri blog che trattano il medesimo tema. I post vanno nella stessa direzione e hanno la funzione di approfondire ancora più in dettaglio, e spesso con senso critico, un certo tema.
d) aggregazione di vari blog su uno stesso tema.
In questa tipologia rientrano anche i blogzine. Vengono utilizzati per argomenti molto specifici e per settori di pubblico molto di nicchia (ad esempio il mondo degli appassionati Apple Macintosh).
3. Blog e giornalismo
Una delle caratteristiche principali dei blog è quella di rappresentare uno spazio dove ognuno può esprimere la sua opinione su fatti più o meno importanti senza essere un addetto ai lavori (giornalista, editore, pubblicista, etc.).
Questa caratteristica ha creato un po’ di scompiglio tra i profession isti della carta stampata. Non solo perché si è messo in dubbio la professionalità del giornalista, ma anche la stessa veridicità (e dunque la fonte) delle notizie che ci vengono presentate da radio, giornali e tv.
Il dibattito se i blog siano fonti autorevoli di notizie e se chi scrive un blog sia più bravo di un giornalista professionista (pagato per scrivere) e tutt’ora in corso.
Non è mia intenzione dare giudizi di valore su un tema così ampio e ampiamente trattato, mi basta solo notare il dato oggettivo che il fenomeno blog ha creato: una informazione “altra” rispetto a quella ufficiale. Ciò ha significato non solo fermarsi alla mera critica dell’informazione ufficiale, ma ri-fare l’informazione. È quindi abbastanza normale che tra i giornalisti ci siano quelli favoreli ai blog (che creano a loro volta un blog per essere più liberi dai vincoli dei giornali) e quelli decisamente contrari.
4. Una prima – e veloce – conclusione
Chi crea un blog lo fa per una mancanza. Essa può essere dovuta a fatti personali – narcisismo? Voglia di emergere dal gruppo? – o per fatti che definiamo sociali.
Non mi soffermo sul primo aspetto: ognuno ha la capacità di conoscere se stesso.
Voglio casomai soffermarmi sul secondo aspetto, perché mi sembra che l’informazione in Italia non sia delle migliori. Ormai in molti avranno capito che i media tradizionali hanno spesso un filtro dal quale escono le notizie. I quotidiani italiani hanno sono così infarciti di pubblicità che scrivere qualcosa contro quelle aziende (o quei gruppi di aziende) che acquistano gli spazi pubbicitari equivale a perdere quella fonte di guadagno.
E in più in Italia sempre più spesso capita che ci siano comici (capite a chi mi riferisco?) che lavorano meglio dei giornalisti (forse esistono dei giornalisti che fanno bene i comici?), uomimi politici che vanno alla radio da Fiorello, ma sono assenti da grandi manifestazioni di piazza (vedi ad esempio la manifestazione contro la base USA a Vicenza, dove per l’appunto c’erano Dario Fo, Franca Rame, Sabrina Guzzanti).
Dunque in questa anomala inversione di ruoli, perché una persona comune non potrebbe prendere le vesti di un giornalista e scrivere nel suo blog personale pensieri, critiche, considerazioni sulla società nella quale vive? Magari il risultato è migliore di tanti trafiletti che a volte sembrano essere scritti solo per riempire le pagine dei giornali schiavi dei loro padroni pubblicitari.
Mah… vallo a capire questo post-contemporaneo…