Nuova tassa in arrivo?

pare proprio di sì.
Come sono creativi qui in Italia.
Cliccate sul link.


Happy new year

Aumenteranno i pedaggi autostradali,
gas,
carburanti,
biglietti ferroviari,
e il canone RAI.
Altro?

Non so…

in ogni caso
HAPPY NEW YEAR


Cos’è il digitale terrestre?

Consentitemi una citazione: secondo la Littizzetto il digitale terrestre è “[…] quel meccanismo che ci consente di vedere male, e a pagamento, quello che prima vedevamo benissimo e gratis”.

A questo punto, oltre al decoder, dovrebbero regalarci dei libri, così se il segnale è disturbato almeno leggiamo qualcosa…


Graffiti a Vicenza

Ritorno sul già trattato quesito se il graffittismo è arte o no, o, più modestamente, se il graffittismo è un insudiciare i muri o un abbellire la città. Pur ammettendo la mia parzialità e il mio essere favorevole alla seconda asserzione, vorrei mostrarvi, imparzialmente, un muro di Vicenza “colorato” – diciamo così – in modo iconico. Non delle campiture uniformi, come potrebbe essere un quadro di Mondrian, ma dei colori accostati a costituire “segni”, tratti distintivi, una sintassi che diventa racconto e narrazione.

Ecco alcune foto di totali e particolari.


Se il museo è diventato un negozio, l’ipermercato è un museo

Questo è quello che penso quando entro in un ipermercato ed esco a mani vuote, senza aver comperato nulla, ma contento.

Non ho pagato il biglietto d’entrata (si entra gratis), ho visto tantissime cose (belle e brutte non fa differenza perché il Novecento ha sviluppato l’estetica del brutto), ho incrociato numerose persone, non ho fatto la coda alle casse.


L’arte contemporanea come luogo di riflessione sul sociale

Se entrate in un museo di Arte Contemporanea molto spesso siete sorpresi di trovare cose che per voi non sono Arte e vi chiedete molto spesso perché tutto questo si possa definire Arte.

In alcuni musei italiani, recentemente, si trova il bar e in certi casi il ristorante, con persone sedute o in piedi che bevono un caffè e mangiano una brioshe. Si tratta forse di un’opera d’Arte (installazione)?


Cambiamo la scuola – in meglio!

Per cambiare – in meglio – la scuola dell’obbligo, basterebbe che il libro di Gianni Celati Quattro novelle sulle apperenze, fosse un testo obbligatorio.

Ma ciò potrebbe comportare un abbassamento del tempo medio quotidiano davanti alla TV generalista commerciale. Meglio dunque non renderlo obbligatorio. E forse nemmeno leggerlo.


Il successo di Fabio Fazio

Il successo di Fabio Fazio sta nella sequenza della pronuncia del suo nome: Fabio Fazio, appunto – senza togliere nulla ai suoi meriti e alle sue skills.
Se il suo nome l’avessero pronunciato Fazio Fabio non avrebbe avuto il successo che ha.


Perché non mi regalano il decoder digitale?

Chissà che il digitale terrestre arrivi anche in Veneto: un’ottima opportunità per non guardare più la TV generalista commerciale.

E poi, perché me lo devo comperare io il decoder? Alla fine, io guardo la pubblicità. Questo è il mio compito. Guardare la pubblicità e comperare quei prodotti. Io faccio questo, voi regalatemi il decoder. È come se lavorassi (anche) per voi. Ci sarà qualche sponsor disponibile a regalarmi/rci il decoder! Scusate: ho visto su una trasmissione a quiz – non ricordo se su Canale 5 o su RaiUno, comunque è la stessa cosa (trasmissioni simili su canali diversi) – in cui uno vinceva 10.000 euro se sapeva dire dove si trovava la casa della Ferrari: doveva scegliere tra Modena, e altre tre città italiane. E tra la domanda del presentatore – non so se il copy o il dj – e la risposta passava del tempo. Più tempo del necessario. Voglio dire: fatevelo regalare il decoder digitale terrestre!

Non lo usate per altri fini: guardate la tv generalista commerciale e comperate i prodotti degli sponsor di quiz, telefilm, avvenimenti sportivi, telegiornali, cartoni animati… un po’ di gratitudine: io guardo la tua pubblicità, tu mi regali il decoder. Non mi sembra di chiedere la luna (quella se la sono già comperata).

Poi con il digitale terrestre ci saranno tantissimi canali. Ottanta? Di più!
Saranno comunque canali generalisti ma saranno così tanti che non saprò cosa farmene.
Eh, ma non è così che funziona. Tra tanti canali, qualcuno ti piacerà e tu sarai fidelizzato a quel o a quei canali in particolare. Sempre canali generalisti (cioè canali i cui contenuti devono adattarsi ad un pubblico di estrazione sociale e culturale eterogeneo: da chi ha solo il diploma elementare, a chi ha laurea e master; dal ricco imprenditore al povero – e quando dico povero intendo anche chi proprio tira a campare, perché nelle baraccopoli in giro per il mondo non c’è acqua potabile ma c’è la televisione!).

Insomma è l’occasione giusta per togliere la televisione dalla nostra vita, o per avere il decoder digitale terrestre “a gratis”. Ragioniamo per assurdo: nessuno/pochi comperano il decoder digitale e sono tagliati fuori dalla programmazione televisiva. State pur certi che se dovesse accadere così – ma non accadrà e tra poco vi spiego perché – il decoder te lo regalano gli sponsor o le reti televisive stesse. Due te ne regalano pur di farti felice e attaccato alla marca.

Ma non accadrà. Succederà il contrario. Come chi si compera vestiti con il nome di un altro ben evidente. Io sono andato in un negozio a chiedere una cintura. Volevo una cintura come quella con le lettere DG, solo che volevo ci fossero le iniziali del mio nome e cognome, non quelle di un’altra persona. Eh no signore! Lei non ha capito niente dell’universo moda. Essa serve per differenziare le persone (nella loro omologazione). Quelle iniziali DG significano che io posso permettermi di comperare DG, che abbraccio un certo stile di vita, che mi voglio differenziare da te che indossi CK.
«Oh rabbia!» direbbe Winnie the Pooh.
Ma Winnie the Pooh credo sia morto. Vi siete mai chiesti perché Winnie the Pooh non fa la pubblicità di qualche prodotto a base di miele?

Senza televisione non si riuscirebbe più a capire dove siano i confini tra la realtà televisiva (perché, ve lo ricordo, la televisione è più reale del reale) e la finzione del reale… quindi comperatevi il decoder digitale terrestre prima che sia troppo tardi.


Le vacanze (molto velocemente)

[va-càn-za]

1. l’essere vacante; la conduzione di un ufficio privo del titolare
2. sospensione temporale dell’attività negli uffici, nelle scuole per ragioni di riposo o per celebrare una ricorrenza
3. periodo di riposo concesso a chi lavora o studia

Dal latino vacare, ‘essere vuoto; essere libero’.
(Cfr. Dizionario Garzanti della Lingua Italiana, Edizione Speciale UTET, Torino)

La domenica nella società Occidentale è stata sempre giorno di riposo, mentre al sabato si lavorava.

È a partire dalla metà degli anni ’50 del XIX secolo che in Inghilterra si trascorre in vacanza metà del sabato. Presto questa pratica si diffonde in Europa – in Italia ci sarà il “sabato fascista”.

Intorno al 1880 Paul Lafargue rivendica un “diritto all’ozio”.

L’usanza per la classe operaia di trascorrere i giorni festivi al mare comincia a imporsi intorno alla seconda metà del XIX secolo in Gran Bretagna e Francia.
L’inglese Thomas Coock è l’ideatore dei primi viaggi organizzati.
Nel 1890 nasce il Touring Club francese.

Fino al dopoguerra le vacanze al mare sono appannaggio di classi alte, mentre operai e contadini non vi accedono, anche per ragioni economiche. Negli anni ’30 del Novecento, in Italia il regime fascista organizza delle vacanze popolari per lo svago delle classi meno agiate.

Dagli anni ’50 del Novecento l’industria mondiale delle vacanze vede crescere i propri fatturati: si passa dai 2 miliardi di dollari del 1950 ai 70 miliardi del 1984, ai 375 del 1995 (Cfr. The Making of Modern Tourism. The Cultural History of the British Experience, 1600-2000, Palgrave, New York 2002, citato in CAVAZZA, S.-SCARPELLINI, E. (a cura), Il secolo dei consumi, Carocci, Roma 2006)

Secondo Repubblica, nel 2003, quasi 3 milioni di italiani avrebbero trascorso le loro vacanze in chiusi in casa, facendo credere a vicini e conoscenti di essere stati in luoghi di villeggiatura (Cfr. “Il boom delle vacanze talpa: in 3 milioni fingono di partire”, su Repubblica del 3 agosto 2003).

011_vacanze